QuattroTreTre

Pensieri all’attacco

Silvio il benefattore

Posted by Francesca su 24 luglio 2008

Parole e comportamenti di Silvio Berlusconi sono quelli di sempre. Chi ha voluto intendere ha inteso. Ma di fronte a certe chicche non si può restare indifferenti. L’argomento di discussione è il bonus bebè, una delle promesse non mantenute dell’attuale presidente del Consiglio. Silvio, raggiante perché finalmente, grazie al Lodo Alfano, non avrà più problemi con la giustizia, assicura: “Si farà perché è una promessa”. Tutto qui? No, non sarebbe da lui. Si legge su Repubblica: “Il premier racconta che molto spesso, di fronte a gente che per strada chiede conto dei mille euro per la nascita di ciascun bebè italiano, per non sentirsi in colpa lui tira fuori di tasca propria il denaro”. I suoi non-elettori non sanno se ridere o se piangere. Ma, credeteci, ci sono anche tanti italiani che pensano che questa sia l’ennesima prova della bontà di Silvio. Chiamatelo benefattore.

5 Risposte to “Silvio il benefattore”

  1. valentinagiannicchi said

    Silvio santo subito?

    Non mi stupirei.

  2. fredalo said

    La prima cosa che mi viene in mente leggendo il post è che bisognerebbe organizzarci per intercettare il Cavaliere in ogni sua uscita pubblica. Una fila interminabile di questuanti al grido “Silvio, dacci i soldi anche a noi”.

    Potremmo anche organizzarci in gruppi:
    “donne incinta”;
    “donne non incinta ma già con figli, vedove di mariti morti sul lavoro”:
    “ex-soubrette rimaste disoccupate per esaurito numero di cariche ministeriali”;
    “uomini e donne precari senza un futuro”;
    “nonne e nonni con pensioni minime”;

    e, perchè no, anche “uomini incinta”, secondo me nel marasma generale riuscirebbero a racimolare qualcosa anche loro.

    Tornando serio, l’altro giorno, a seguito della ulteriore dichiarazione del Cavaliere sui mirabolanti risultati dei sondaggi, tutti che confermavano come ad oggi ci sia il più alto consenso della storia italiana rispetto il governo in carica (sarei curioso di avere i dati del governo De Gasperi per un confronto), sono andato a verificare di persona convinto che fosse la solita burla.

    A parte i sondaggi commissionati proprio da lui, quindi difficilmente giudicabili come espressione della volontà popolare, sono rimasto comunque inorridito dai risultati dei sondaggi effettuati anche da entità che si possono considerare oggettive, se non addirittura faziose in direzione opposta.

    Il consenso popolare, o le ipotetiche intenzioni di voto, continuano a dare una larga maggioranza al governo in carica. Non pensavo che, allo stato delle cose, avrei trovato una rivoluzione nei risultati, sintomo di vero cambiamento nella testa degli italiani, ma almeno qualcosa mi aspettavo di trovarlo. Più che un incremento dei “voti virtuali” per l’opposizione, mi sarebbe bastato, e mi sarei aspettato, un discreto decremento della fiducia agli attuali componenti della maggioranza di governo.

    Ma, e sinceramente fatico a capire il perchè, non è così.

  3. Francesca said

    Caro Fredalo, se tutti gli italiani reclamassero quanto promesso e poi non mantenuto da Berlusconi, credo che Silvio il benefattore (oggi mi viene così…) si ritroverebbe ben presto senza un euro. Per quanto riguarda il consenso dell’attuale Governo, sono schifata ma non meravigliata. Nonostante leggi smaccatamente ad personam, nonostante bonus e tagli di tasse varie promessi ma mai visti, nonostante si scivoli lentamente verso il perenne precariato (è già prevista la piena applicazione della Legge Biagi, con contratti a progetto che possono superare i 36 mesi di durata), la gente continua ad andar dietro a Silvio il benefattore, talvolta per convenienza, spesso per ignoranza. Per interpretare il Berlusconi-pensiero, per confutarlo o semplicemente per capire se e quanto ci prende in giro, bisogna informarsi (e spesso non attraverso i media italiani), conoscere le cose, sapere come funziona un Paese, guardare altrove per un paragone, persino tornare indietro con la memoria. Se non c’è riflessione né comprensione di ciò che accade, si lascia passare tutto. E poi ci si ritrova a piangere.

  4. fredalo said

    Certo, d’accordo con te al cento per cento.

    Però tempo fa mi sono fermato a fare una riflessione (postata tra l’altro sul forum della Guzzanti… mi trovavo a passare di là), forse minimalista, ma che vorrei condividere con te.

    “In Italia ci sono 8101 comuni, di questi solo 701 hanno più di 15.000 abitanti, e di questi 701 solo 12 hanno più di 250.000 abitanti (fonte ISTAT).

    Mi piange il cuore a pensare che, purtroppo, un parte troppo importante del popolo italiano è solamente influenzata dai mezzi di comunicazione, e aggiungerei i più parziali e pilotati.

    Loro, la parte troppo importante degli italiani, non legge blog, non legge informazione su internet, non naviga in internet… La maggior parte di loro non ha internet.

    Le uniche fonti sono i mezzi di comunicazioni sopracitati e i comizi politici che, in cerca di voti, sono niente di diverso dai tg politicizzati.

    Se loro, sempre la parte troppo importante degli italiani, ricevono notizie come “Piazza Navona, scandalosi attacci al Pontefice”, anche volendo confidare nel loro buon senso, come possiamo sperare che possano capire veramente e oggettivamente farsene un’idea? Come sperare che comprendano il perchè della manifestazione?”

    Estendendo il paragone di piazza Navona alla globale situazione del nostro paese… ecco arrivare il pessimismo cosmico… soprattutto perchè quante persone siano veramente interessate a riflettere, davvero non saprei; ma temo siano molte di più di quante si possa anche pessimisticamente immaginare.

  5. Francesca said

    Purtroppo la maggior parte degli italiani riceve informazioni soltanto attraverso la tv, che, nel panorama dei mezzi di comunicazione, è senz’altro il media più “politicizzato”. Poi ci sono i quotidiani, che oggi dovrebbero essere il luogo dell’approfondimento e della riflessione e che invece finiscono per diventare un insieme di commenti, di interpretazioni. Quante volte capita di trovare i più svariati punti di vista su un fatto ma non la sua analisi? Quante volte, addirittura, manca del tutto l’informazione sul fatto che pure ampiamente si commenta? O ancora: quante volte, volutamente, si nasconde un fatto o se ne accentua un aspetto per nascondere un altro o, cosa peggiore, si dà una notizia falsa? La cosa difficile, in Italia, non è informarsi, ma riuscire a capire quando ci propinano balle. Una conclusione amara, soprattutto se a pensarla così è una giornalista.

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